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Melo di Giugno o di grasta

Malus domestica Borkh

famiglia: Rosacee

Il melo è una delle piante da frutto più diffuse al mondo, sopporta temperature proibitive per altre piante, infatti riesce a prosperare con temperature fino a 25 gradi sotto lo zero.

Al contrario, in aree eccessivamente calde esso non riesce a produrre adeguatamente in quanto ha bisogno di freddo nel tempo opportuno (inverno) e di temperature fresche durante l’estate, date anche da una certa altitudine sul livello del mare.

Si ritiene che esso sia originario dell’area del Caucaso, anche se i Kazachi considerano la loro terra ossia il Kazakistan, come l’area dove si selezionò tale specie di pianta.

A conferma di ciò il fatto che nella loro patria esistano addirittura foreste di meli, con esemplari centenari o pluricentenari, mai piantati da nessuno.

Se la pianta del bene e del male del Paradiso terrestre, il cui frutto proibito assaggiarono Adamo ed Eva, è identificabile con il melo, si può ipotizzare che la diffusione di tale pianta nell’area adiacente al Mediterraneo, in oriente, fosse già conosciuta prima che fosse scritta la Bibbia, considerando che l’Eden, il paradiso terrestre appunto, di cui parla l’Antico Testamento, era posto secondo alcuni studiosi nella Mesopotamia forse nel paese di Sumer, nell’attuale Iraq meridionale, a ridosso della confluenza del Tigri e dell’Eufrate ossia nei pressi dello Shatt al-Arab.

Ben presto il melo si diffuse in tutto il bacino del Mediterraneo, diventando una delle piante da frutto più importanti di tutta l’antichità assieme al fico, alla vite, al pero, al melograno, al castagno, al sorbo; erano famosissime in tutto il mondo ellenico le mele cidonie, di cui parlano diversi autori greci.

Naturalmente numerosissime sono le varietà selezionate nel tempo, per cui ogni territorio vantava delle proprie, e naturalmente anche la Calabria possedeva centinaia, se non addirittura migliaia, considerando che Domenico Andrieri di San Giovanni in Fiore, esplorando per decenni in solitudine tutto l’altipiano silano, ha individuato centinaia di varietà di meli che saranno destinate a perire in quanto le istituzioni calabresi sono rimasti indifferenti di fronte alla sua proposta di attuare dei campi di conservazione.

Tale concentrazione di varietà, sono state radunate in molte centinaia di anni grazie anche al fatto che vi hanno trovato l’habitat naturale favorevolissimo, con l’impegno degli uomini a partire dai greci, poi dei romani, fino alla metà del 900, quando ancora le mele della Sila raggiungevano molti mercati di tutta Italia.

Dopo la metà degli anni ‘50 del 900, i mercati non vollero più le mele della Sila e gli impianti deperirono per sempre.

Domenico Andrieri portò avanti la sua battaglia disperata fino a quando una decina di anni addietro si ammalò gravemente e per sopravvivere ebbe bisogno di cure particolari, per cui di conseguenza i meli della Sila sono rimasti disperatamente soli, pronti ormai a soccombere.

Gli altri territori calabresi non erano privi di varietà particolari, che si erano adattate al clima, anche caldo delle coste, per cui furono selezionate anche varietà estive, che solitamente venivano piantate nelle vigne oppure nei giardini mediterranei ossia gli agrumeti.

Le varietà più diffuse nelle aree litoranee erano costituite da alcune che producevano delle mele medio-piccole dal colore verde deciso che a maturazione divenivano giallo sbiadito.

Fino a quando mantenevano il colore verde, le mele erano croccanti, ma quando viravano al giallino divenivano pastose e morbide.

Le varietà erano tre: le “maiatiche” o di “grasta” (vaso da fiore), che cominciavano a maturare ai primi di giugno, quelle di luglio, ed infine le “agustariche” che maturavano in agosto.

Nel gusto erano leggermente diverse, ma con una qualità discendente verso il peggio, a partire dalle “maiatiche”, fino a raggiungere con le “agustariche” una particolarità che le faceva somigliare un pò alle mele invernali.

Nell’area di Locri esisteva, ed esiste ancora sporadicamente, una varietà di melo che matura i suoi frutti in agosto.

Le mele prodotte sono colorate, metà rosse e metà gialle, dolci, che rimangono croccanti fino ad un certo punto, ma alla fine di agosto diventano pastose e meno succose.
Sicuramente anche in altre aree della Calabria esistono altre varietà di mele estive, affini alle mele “maiatiche”, a quelle di luglio o alle “agustariche”, ma bisogna ritrovarle, evidenziarle e tentare di salvarle, assieme ad altre varietà, prima che si estinguano.