Punica Granatum L.
famiglia: Punicacee
Alcuni sono i paesi dell’area caucasica che rivendicano di essere la patria del melograno tra cui l’Azerbaigian e l’Armenia.
Nella prima nazione ogni anno in ottobre, il mese della maturazione dei frutti, vengono organizzate delle feste, mentre in Armenia addirittura viene ricavato un vino dalle premitura dei semi del frutto del melograno stesso.
Si diffuse in tutta l’area dal Caucaso fino all’India ed oltre, fino a raggiungere la Cina ed il Giappone; esso riesce a sopravvivere persino in aree semidesertiche ed è coltivato in tanti paesi del mondo (tranne quelli freddi) compresi quelli dell’Africa e dell’America dove l’introdussero gli spagnoli.
Il nome scientifico contiene il termine punica (fenicio), che indica la funzione di diffusione di tale pianta in tutto il Mediterraneo da parte dei fenici, mentre granatum indica che il frutto contiene tanti grani o semi detti arilli, contenuti in partizioni interne divise da membrane.
I romani chiamavano il frutto malum granatum ossia mela che contiene tanti grani o semi; del resto in italiano il frutto in questione si chiama mela granata o melagrana.
Nell’antichità tale frutto era il simbolo dell’abbondanza e della fertilità ed era considerato sacro presso gli ebrei ed anche presso altri popoli; oggigiorno è considerato un frutto preziosissimo in quanto contiene antiossidanti che aiutano le cellule a non invecchiare.
Addirittura nell’Azerbaigian viene estratto un olio dai semi, che aiuta le cellule della pelle a restare giovani; esso costa tantissimo ed è usato nella cosmetica.
È considerato addirittura un frutto regale che possiede il simbolo della regalità rappresentato dal calice fiorale che è opposto al picciolo.
In tutta la Locride i melograni sono molto diffusi e non mancano negli orti e nei “giardini mediterranei” (agrumeti) ed ogni paese si fregia di averne di qualità migliori rispetto ad altri.
In ogni modo, fondamentalmente la varietà più diffusa è la cosiddetta “Denti di cavallo” dai grani più allungati e più grandi, presente anche in altre regioni d’Italia, mentre l’esperienza dei vecchi agricoltori di Gerace ci indica altre varietà non denominate altrove.
Ricordiamo la “denti i sumeri” (denti di asino), ricordata anni addietro dal defunto segretario Francesco Femia, dai grani dalla grandezza media, mentre di recente, sempre a Gerace, abbiamo conosciuto tramite la moglie del defunto Santo Mittica, Rosetta Filippone, il nome della varietà dai semi piccolissimi, ossia, la “denti i surici” (denti di topo), che ad Antonimina viene denominata Carmosina, secondo quanto è indicato da Cosimo Pelle; le suddette varietà evidenziano i grani molto dolci.
Nella Locride meridionale sono presenti, in fase d’estinzione, due varietà, il Melograno bianco, dai grani candidi e dolci, presente ormai con un solo esemplare a Ferruzzano Marina, nell’orto di Francesco Pulitanò ed il melograno nero, presente ormai solo nel campo del prof. Francesco Campo di Sgruda di Palizzi.
L’ultima varietà è molto interessante in quanto matura i suoi frutti solo a dicembregennaio e a quel punto i suoi grani sono rosso-scuro, tendenti al nero, che risultano leggermente aciduli.
Si ricorda a questo punto che il melograno attualmente più apprezzato al mondo è il Wonderful, che produce melagrane dagli arilli aciduli.
In conclusione ricordiamo che la varietà che insidia al mondo la Wonderful è la spagnola Mollar con i grani dai noccioli morbidi.
Su questo versante, proprio nel comune di Bivongi è stata individuata una varietà dai grani con i noccioli morbidi, ma dal colore più rosso della spagnola Mollar.