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Ulivo della Madonna o dei Santi

Olea Europaea L.

famiglia: Oleacee

In tutta la Calabria si ritrovano ormai sempre più sporadicamente ulivi monumentali che rappresentano il retaggio di civiltà precedenti che hanno lasciato le proprie impronte attraverso di essi, ma anche attraverso le fasce (rasule) sorrette da muri a secco (armacere, armacie ecc., termini usate nella Calabria greca); basti pensare che le zeppature di alcuni muri a secco in contrada Fischìa di Brancaleone sono costituite da frammenti di embrici ellenici, mentre tra le pietre dei muri a secco di Scilla sono stati rinvenuti frammenti di vasi punici.

Specie nella parte della provincia di Reggio Calabria, gravitante sullo Jonio, che ospitava gli esemplari più antichi di ulivi, gli incendi hanno cancellato l’eredità preziosissima degli antenati, con la devastazione dei campi, tramite gli incendi, attribuiti prevalentemente ai pastori, non i soli responsabili di scempi colturali, oltre che culturali.

Per avere un’idea, sopravvive per miracolo in contrada Fischìa di Brancaleone un ulivo della varietà Tonda, con il tronco dal diametro di due metri e ottantasette cm, che esattamente quattro anni addietro, alla fine di luglio rischiò di scomparire, quando dei ragazzi per osceno divertimento appiccarono un incendio nella suddetta contrada, cospargendo di benzina un povero gatto, a cui diedero fuoco, liberandolo, che prima di morire vagò tra gli sterpi secchi, non lontano dalla preziosissima pianta.

A Ferruzzano un altro ulivo, della varietà Mussu i Corvu con il tronco dal diametro di due metri e quarantasette cm sopravvive pericolosamente, mentre non lontano viveva un altro esemplare con il tronco di quasi tre metri di diametro, distrutto da un incendio.

A Ferruzzano, a Bianco e a Mammola era stata individuata e salvata dallo scrivente la varietà detta del Krisma o Leucolea, che in parte si differenzia da quella qui presentata in quanto rimane sempre candida o color avorio fino alla fine.

La varietà indicata dagli specialisti come Leucocarpa, sul territorio di Palizzi è presente in svariati esemplari, non numerosissimi, e di essi qualcuno è localizzato sul Capo della Lisa, non lontano dalla Torre Rotta, nella proprietà del barone Harimberg, mentre altri sono presenti negli orti o giardini sottostanti, attorno alle case.

Le suindicate piante non sembrano eccessivamente antiche, nessuna di esse raggiunge un diametro di 50 cm ed una signora che abita in una casa con giardino dotato di tre esemplari di tali ulivi, a sinistra della statale 106 all’entrata di Palizzi Marina in direzione di Reggio Calabria, ha fornito delle informazioni precise.

Gli ulivi che abbelliscono il suo giardino furono piantati dal nonno, morto più di venti anni addietro ed ella non ha saputo dare altre informazioni, per cui non possiamo conoscere la provenienza.

Secondo alcuni sarà stata introdotta dalla Sicilia e viene assimilata alla varietà Biancolilla, tipica della Sicilia appunto, però non sanno che quest’ultimo tipo non ha mai le drupe candide come la presente, ossia la Leucocarpa.

Tirando le conclusioni tale varietà di Leucocarpa obbligatoriamente sarebbe stata introdotta in Calabria da altre regioni, dato che non è presente in altri paesi della stessa regione, ma intanto già nel 1994 il prof. Giuseppe Bova di Ardore accompagnò lo scrivente nel bel podere (allora) del defunto maestro Grenci ubicato non lontano da Ardore Superiore, dove furono prelevati gli innesti di tale pianta e di quella della misteriosa Gonzales (la denominazione sembrerebbe spagnola, ma la dott. essa Samanta Zelasco del Crea di Cosenza non ha trovato corrispondenze tra le varietà della Spagna) con cui furono innestati degli oleastri a Ferruzzano.

Per confutare decisamente il contrario di quanto era stato argomentato sopra, giunse la notizia della presenza di un ulivo di tale tipo in un orto ai margini di Razzà, frazione di Brancaleone.

La pianta di Brancaleone è quasi monumentale, il suo tronco ad un metro e trenta dal suolo lambisce il metro di diametro ed un ulivo per raggiungere tale dimensione impiega più di centocinquanta anni, quindi potremmo cominciare a pensare che esso potrebbe essere non proveniente da altre regioni d’Italia.

La pianta è stata osservata per tre anni, dal 2013 al 2015 e le sue drupe sono state confrontate con quelle delle piante di Palizzi e con quelle ormai cresciute di Ferruzzano e sono risultate identiche, dalla pezzatura più grande della Geracese.

Esse già alla fine di luglio cominciano a diventare bianche, poi alla fine di agosto diventano candide e mantengono il loro candore fino alla fine di novembre, ma poi all’improvviso i primissimi giorni di dicembre virano e diventano lilla scuro, quasi azzurrine.

La foto rappresenta delle drupe riprese a Ferruzzano dall’architetto e fine disegnatore Reno Ammendolea di Laureana di Borrello, residente a Reggio Calabria.