Citrus Limon L. Osbeck
famiglia: Rutacee
Il limone è originario della Cina, dove era conosciuto già nel 1000 circa a.C. oppure dell’India, da cui gli arabi lo mediarono e lo diffusero nei paesi del Mediterraneo da loro conquistati ed è arrivato in Europa, secondo quello che si tramanda, in seguito alla conquista araba della Sicilia, attorno al X secolo d.C.; dalla Sicilia si sarebbe diffuso nelle zone temperate d’Italia e poi altrove.
Stranamente però, possiamo ammirare in un affresco di Pompei l’immagine chiara ed inequivocabile di un limone e dato che la città fu distrutta da una terribile eruzione del Vesuvio nel 79 d.C. sicuramente i romani avevano conosciuto tale pianta e forse l’avranno pure coltivata, ma raramente, in quanto non è citata nelle opere letterarie.
L’Italia meridionale è l’area più vocata per la sua coltivazione, ci sono varietà di agrumi simili al limone, tra cui la limetta dolce (citrus limetta); addirittura ci sono incroci tra limetta aspra e quella dolce dove gli spicchi dolci s’intervallano a quelli aspri.
Per quanto riguarda il limone rappresentato in foto, esso è inusuale e molto grosso, può superare il kg di peso e non è cedro in quanto il suo albedo (la parte spugnosa presente sotto la buccia), ossia la parte compresa tra buccia e polpa non supera il cm di spessore, che è più spesso degli altri tipi di limoni che però sono molto più piccoli.
In riferimento al presente, non sappiamo con precisione da quale area esso provenga, dove sarà presente in modo rilevante o meno, possiamo solo ricordare che più di trent’anni addietro un maresciallo dei carabinieri fu in sevizio presso la stazione di Bianco, forse era d’origine calabrese, e ad un certo punto entrò in amicizia, per via del suo interesse al mondo della natura ed in particole a quello delle piante in via d’estinzione, con il defunto Francesco Mezzatesta, che amava concentrare nei suoi campi le piante rare della tradizione calabrese.
Egli era stato per tanto tempo in servizio in un paese del Cilento, la parte occidentale della Lucania che fu aggregata in tempi non molto lontani alla provincia di Salerno, ora parte sudorientale della provincia di Salerno stessa; ancora gli abitanti delle comunità attorno al Vallo di Diano, al Vallo della Lucania e al Golfo di Policastro si sentono più vicini ai lucani e parlano un dialetto affine a quello delle comunità della provincia di Potenza.
Egli successivamente aveva prestato servizio nelle comunità dell’Alto Tirreno cosentino nelle aree della riviera dei Cedri, che va da Tortora fino a Belvedere dove vengono coltivati i cedri, i cui frutti, vengono scelti ogni anno con molta cura dai rabbini di molte comunità d’Italia e non, per celebrare la Festa delle Capanne o Sukkot; essi devono essere perfetti, non avere il minimo difetto ed inoltre devono corrispondere ad una certa calibratura.
Un giorno, il maresciallo portò a Francesco un frutto del limone particolare, sicuramente uno scelto con molta cura in quanto doveva assolvere la funzione di sbalordire; esso era particolarmente grosso e pesava un chilo ed ottocento grammi.
Ed in effetti il buonanima di Francesco restò senza parole, letteralmente scioccato, e chiese se per caso non fosse un frutto di cedro, ma fu rassicurato che si trattava di un limone.
Chiese allora che gli procurasse qualche innesto, e gentilmente il maresciallo dei carabinieri lo esaudì in questo suo ardente desiderio, e andò di proposito nel paese dove cresce il tipo di limone che produce questi frutti portentosi.
E così il limone dal frutto enorme fu impiantato nel campo dei fratelli Francesco e Bruno Mezzatesta in contrada Lacco del Muro nel comune di Bianco, dove è presente con qualche esemplare e quando poi Francesco si trasferì a Portigliola, dopo il suo matrimonio, propagò anche in quella comunità il limone dal frutto sbalorditivo. Il frutto nonostante le grandi dimensioni, è molto delicato, ha una polpa succosa, tendente al bianco, anziché al giallo ed è meno intensamente aspro rispetto agli altri limoni.