Punicum granatum L.
famiglia: Punicacee
Ormai le melegrane sono considerate frutti preziosissimi per la salute, e di conseguenza si va alla ricerca delle piante che producono i frutti migliori poiché la loro coltivazione è diventata anche un affare; richiestissime sono le melegrane a Londra dove una può costare anche tre sterline.
Alcune imprenditori, anche stranieri, per via del clima particolarmente adatto a tale pianta, hanno impiantato diverse centinaia di ettari in Sardegna ed in Puglia.
Il frutto del melograno è considerato ormai il frutto della salute, come era ritenuto anche nell’antichità, e ciò è ribadito dalla ricerca scientifica attuale in quanto esso è ricco di acido ellagico che è considerato un anti tumorale, mentre non manca di flavanoidi, sostanze antiossidanti che ritardano l’invecchiamento delle cellule ed è ricco di molte vitamine.
In riferimento al melograno di cui stiamo parlando, esso ha una storia molto particolare legata al padre Kosmas, giunto a Bivongi nel 1994 dal monte Athos in seguito alla visione di un egumeno morente, secondo cui bisognava ritornare nella Terra Santa, come è considerata dalla chiesa greco-ortodossa la Calabria, che ha dato i natali a tanti santi italogreci.
Essa nella sua visione era immersa nelle tenebre ed aveva bisogno di esserne liberata e ritornare al fulgore del passato, sia ellenico che bizantino, quando i monaci basiliani avevano illuminato con la loro cultura ogni suo angolo.
Andò alla ricerca dei ruderi di un monastero basiliano e lo ritrovò a Bivongi, il monastero di San Giovanni Therestis, che era stato il centro di attrazione religiosa per l’area dello Stilaro e le zone attorno.
Attaccato dai corsari turchi, decaduto e definitamente abbandonato nel XVI sec., alla fine degli anni ‘90 del 900, ritornò a nuova vita grazie a Padre Kosmas, che per conto della chiesa greca ebbe in concessione per 99 anni i ruderi del monastero.
Come simbolo di rinascita, Kosmas piantò un melograno del territorio, regalatogli da un contadino di Bivongi, ad est delle celle dei monaci.
Nacque allora un movimento di sensibilizzazione e con il concorso di tante forze il monastero venne restaurato e con il ritorno dall’oriente degli eredi dei monaci basiliani, i monaci di Monte Athos, il monastero nacque a nuova vita.
Fu costituita una biblioteca e dopo pochi anni fu ricca di circa 5000 volumi e decine di torpedoni, ogni anno arrivavano dalla madrepatria ellenica per visitare un luogo simbolo della spiritualità bizantina in Calabria.
Nei primi anni del 2000, nacque un contenzioso tra Kosmas ed il metropolita grecoortodosso di Venezia, che portò al trasferimento di Kosmas stesso nella chiesa del silenzio in Anatolia, tra le comunità greco-ortodosse perseguitate dal governo turco.
Di conseguenza i monaci greci andarono via e al suo posto vennero dalla Romania nel 2008 alcuni monaci greco-ortodossi della chiesa rumena, per l’impegno di Padre Nilo, al secolo Giorgio Barone Adesi, di Reggio Calabria, prof. Universitario di diritto romano.
Passarono alcuni anni e Padre Kosmas tornato ad Athos, stava riorganizzando il suo ritorno a San Giovanni Therestis, quando una notte morì misteriosamente nella sua cella di Monte Athos.
Intanto il melograno piantato da lui, cresceva lentamente e nell’ottobre di quattro anni addietro il prof. Domenico Marino di Motticella di Bruzzano, espertissimo di melograni, residente ad Imperia, ritornò a visitare il monastero di San Giovanni Therestis, dipinto da lui nel 1981, quando era in stato ruderale.
Con il consenso di un monaco rumeno colse due frutti da due melograni di diversa qualità; aprì uno e gli sembrò buono nel gusto, con gli arilli rosso rubino, ma i semi gli sembrarono eccessivamente legnosi.
Aprì il secondo quello colto dal melograno piantato da Padre Kosmas e restò incantato già osservando i grani di un rosso smagliante, ma con una particolarità in più: i semi dentro gli arilli gli apparvero in trasparenza.
Quasi in modo reverenziale cominciò a mangiare i grani che gli apparvero soavi nel gusto, con i semi inconsistenti, per niente legnosi.
Qualcosa di analogo l’aveva avvertito mangiando un frutto della spagnola Mollar, ritenuta la regina dei melograni.
Il melograno di Bivongi però, gli offrì qualcosa in più alla vista: il colore di un rosso splendido dei suoi arilli, superiori di molto a quelli, di un rosso più sbiadito della Mollar.