Il Paleolitico inferiore è documentato in Calabria dalla rappresentazione, graffita su un macigno, di un bos primigeni (bisonte), scoperta nel 1962 a Papasidero in provincia di Cosenza dal direttore del museo comunale Agostino Miglio, su segnalazione però di Gianni Grisolia e Rocco Oliva.
In tale periodo l’uomo fu occupato dalla raccolta, dalla caccia nelle foreste intatte e rigogliose e dalla pesca in specchi d’acqua ovunque presenti, mentre il periodo storico successivo, il neolitico, fu contrassegnato dalla nascita dell’agricoltura.
Il Neolitico invece è documentato in tante parti della Calabria e in riferimento alle aree dell’Aspromonte ci furono indagini già nel passato da parte di Domenico Topa, ma più recentemente da parte del prof. Vincenzo Tinè dell’Università di Genova e dell’archeologo Massimo Cardosa in tante aree, tra cui Prestarona e Cao ricadenti nei comuni di Gerace e Canolo e nel territorio di Melito Porto Salvo.
In modo più sistematico, ormai da oltre un decennio, il prof. J. Robbe dell’Università di Cambridge sta svolgendo la sua indagine meticolosa in contrada Umbro di Bova, ma tale studio è stato possibile in seguito alle indagini preliminari portate avanti da due straordinari appassionati di preistoria, il dott. Sebastiano Stranges di San Luca, ma residente a Palizzi, archeologo onorario, e da Gigi Saccà di Palizzi.